Benoit Hamon, all’improvviso la sinistra

Giorni e settimane di shock intenso e condiviso per i primi incredibili (nel senso letterale del termine, che proprio non si può credere siano veri) provvedimenti di Trump, che nessuno pensava sarebbe mai diventato Presidente ed invece lo è diventato, e poi nessuno pensava mai davvero avrebbe fatto ciò che diceva di voler fare, ed invece lo sta facendo davvero. Fiumi di righe, spalle e colonnine di ansia pura per il ritorno dei populismi, ma che diciamo, fa-sci-smi, che questa è la peggior destra di ritorno, l’éra dei nuovi nazionalismi, la morte ultima e definitiva della sinistra.

E poi, inaspettato come un pop-up di pubblicità di un gratta e vinci da un milione di dollari, una domenica sera come tante altre salta fuori che un certo Benoit Hamon, sconosciuto ai più fino a poche ore prima, è il nuovo, pimpante candidato del Partito Socialista alle prossime Presidenziali di Francia (23 aprile + 7 maggio prossimi venturi). E udite udite, è pure di sinistra, e parecchio. Vuoi vedere che tutte le previsioni su un mondo ormai destinato ad una nuova éra cupa di odi e chiusure, ed un’Europa presto preda delle forze nazionaliste (pardon, sovraniste), disgregatrici e xenofobe sono state un po’ troppo avventate?

L’idea, per il momento, è poco più che una suggestione – considerato che Hamon è dato al momento attorno al 15% nelle proiezioni di voto dei francesi, appena quarto dietro Le Pen, Fillon e Macron. Ma tutto potrebbe cambiare, in una campagna elettorale che è appena ai blocchi di partenza. E nel dubbio, comunque, può tornar utile sapere chi è che cosa dice e desidera il nuovo volto della sinistra francese.

JE SUIS BENOIT

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Benoit Hamon compirà 50 anni il prossimo 26 giugno. E’ nato nel 1967 a Saint Renan, non lontano da Brest, Bretagna: l’estremo nord-ovest della Francia. Di famiglia di origini modeste, ha militato fin da ragazzo nel PS: prima tramite i movimenti giovanili ed universitari (presidente del Mouvement des Jeunes Socialistes dal 1993 al 1995), poi, con una rapida ascesa, nel mondo dei grandi. Vicino a Lionel Jospin, è suo consigliere con delega alle politiche giovanili nella campagna elettorale – andata male – del ’95. Due anni più tardi entra nel Gabinetto della Ministra del Lavoro Martine Aubry.

Dopo qualche anno di lavoro nella direzione di Ipsos, la società di ricerche ed analisi di mercato, torna alla piena carriera politica nel 2002, dopo la batosta per la sinistra delle presidenziali del 2002 (PS neppure ammesso al turno del ballottaggio e costretto a turarsi il naso sostenendo Chirac), fondando la corrente del “Nouveau Parti Socialiste” all’interno del PS, con tinte di decisa sinistra. Nel 2004 è eletto al Parlamento Europeo per un quinquennio.

Dal 2008, dopo essersi candidato alla segreteria del PS, è portavoce del partito, fino al 2012. Dopo la vittoria di Hollande ed il ritorno al potere del partito, è nominato Ministro dell’Economia sociale e solidale. Dopo il “rimpasto” ed il cambio di governo di aprile 2014, diventa Ministro dell’educazione del governo-Valls, che abbandonerà pochi mesi dopo per dissenso sulla linea di politica economica e sociale troppo lontana a suo giudizio dai bisogni dei lavoratori. Il passo d’inizio verso la candidatura alle primarie per le presidenziali di quest’inverno che lo hanno visto trionfare contro ogni pronostico.

ECONOMIA SOLIDALE

Come recitava il titolo del Ministero a lui affidato, Hamon punta forte sul concetto di “economia solidale” capace di tenere il passo con i tempi e ricompensare tutti coloro che restano tagliati fuori dall’area di benessere economico, senza lasciare indietro nessuno, come recita il mantra socialista. La disoccupazione, che flagella la Francia appena meno dell’Italia, va presa di petto – dice in sostanza Hamon – e combattuta per quello che è nella realtà, cioè un dato strutturale che saremo costretti a portarci dietro per anni e decenni, non un elemento di contesto passeggero.

Anche perchè l’evoluzione scientifica e tecnologica, con la digitalizzazione e l’avvento dell’éra dei robot – che è già cominciata – è destinata necessariamente a sopprimere ulteriori posti di lavoro nel tempo. E dunque, meglio attrezzarsi a dovere, riconoscendo fin dall’inizio il problema. La proposta di rottura di Hamon è dunque quella di inserire nell’architettura fiscale del Paese una vera e propria “tassa sui robot”: per ogni posto di lavoro cancellato per via dell’innovazione tecnologica, in sostanza, le aziende pagherebbero una tassa aggiuntiva per “compensare” tale squilibrio sociale.

Tale imposta dovrebbe andare a finanziare, quanto meno in parte, l’altra grande proposta di Hamon: il reddito di cittadinanza. Che il neo-candidato immagina d’introdurre per tappe: dapprima aumentando l’importo ed allargando la platea di beneficiari del reddito di sostegno pubblico alle fasce di persone che ne abbiano diritto (ad esempio chi ha perso il lavoro, e tutti i giovani tra i 18 ed i 25 anni). Quindi, nel medio termine, trasformando questo in un vero e proprio “reddito universale” d’importo previsto pari a 750€. Su tempi e modi d’attuazione di questa proposta, Hamon però ha cambiato versione diverse volte durante la campagna per le primarie – come ha fatto notare Le Monde – e dovrà dunque dare maggiori ragguagli per evitare confusione durante la Campagna con la C maiuscola.

ECOLOGIA

Altro asso portante della sua proposta politica è l’approccio ecologico, che deve aver fatto breccia su un’ampia fetta di elettori PS. Hamon propone di finanziare un riorientamento del modello di approvvigionamento e sviluppo francese tramite la fiscalità, in particolare i proventi dell’IVA. Vuole anche ridurre la quota del nucleare nel mix di produzione energetica del Paese al 50% e chiudere le centrali a rischio ed alla fine del loro ciclo di vita. Nello stesso contesto s’inserisce il sostegno alle battaglie contro i maltrattamenti di animali, contro gli sprechi alimentari e conto i pesticidi. Hamon, infine, vorrebbe abbandonare il diesel entro il 2025.

EUROPA

Tutto concentrato sui temi della solidarietà economia e sociale, oltre che dei diritti civili, il programma di Hamon non pare al momento dare grande spazio ai temi europei ed internazionali. Ma è chiaro che, nel mondo di inizio 2017, l’enfant prodige del PS potrebbe facilmente porsi e proporsi come l’anti-Trump per definizione, oltre che l’anti-Le Pen più totale, naturalmente.

Già deputato europeo, dunque, Hamon sostiene senza dubbio l’importanza dell’integrazione continentale. Ma non è certo un euro-entusiasta e dichiara senza mezzi termini che l’attuale orientamento dell’Ue “non è più possibile”: tempo di riforma completa di tale istituzione, dunque. Che per Hamon dovrebbe articolarsi attorno a tre assi fondamentali, ossia:

a) una nuova accelerazione nel processo di creazione di una difesa europea (prima che sia troppo tardi ed il ritiro americano dalla NATO lasci il continente sguarnito);

b) un grande piano d’investimenti per mettere fine all’austerità e dar lo stimolo ad una reale transizione ecologica;

c) un processo d’insieme di convergenza sociale e fiscale tale da mettere fine ad ogni forma di dumping tra Paesi.

Un’agenda davvero ambiziosa e per la quale Hamon avrà bisogno di raccogliere un vasto sostegno in altri Paesi europei. Prima, però, ci sono delle elezioni presidenziali da vincere. Ed una campagna, complicatissima, tutta da impostare – dando magari qualche elemento di chiarezza in più ad alcune proposte ed affinando la presenza mediatica di fronte ai titani che lo aspettano al varco: Emmanuel Macron, François Fillon e – soprattutto – Marine Le Pen. Da oggi, la campagna inizia per davvero.

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